Como, 29 giugno 2010 - Nell'indagine sull’asfalto all’amianto condotta dalla Procura di Como e dalla polizia stradale - per la quale sono indagate 14 persone, tra cui gli ex soci di Perego Strade - la conferma della presenza di sostanze tossiche nei materiali trasportati deriva anche da prelievi svolti per accertamenti fatti in circostanze che nulla avevano a che fare con questa vicenda.
Nell’ottobre 2009 l’Arpa – l’Agenzia Regionale per l’Ambiente – per un fascicolo di indagine che nulla aveva a che fare con questo, svolse sei prelievi di terra e materiali presenti nell’area della ex Lechler, in via Bellinzona. Una zona ormai dismessa da tempo, sulla quale erano già intervenute, nel corso dei diciotto mesi precedenti, più volte operazioni di smaltimento di rifiuti edilizi e di detriti.
Eppure tre di quei prelievi risultarono ancora positivi all’amianto. Un esito finito nella disponibilità degli inquirenti che ora stanno lavorando per estendere gli accertamenti. I detriti provenienti da quei pochi metri quadrati ormai inutilizzati della Lechler, sono stati tra i primi a essere oggetto di attenzione.
Nell’aprile del 2008, il controllo da cui è scaturita tutta l’indagine, venne svolto su un camion che aveva appena prelevato materiale di scarico da quel luogo, il cui autista dichiarò di essere diretto alla discarica di Novara, dedicata al trattamento di rifiuti speciali. Qualcosa che non quadrava in quella documentazione aveva spinto però la polizia a verificare quanto dichiarato nelle bolle di accompagnamento, ottenendo una risposta negativa su tutta la linea: non aspettavano nessuna consegna da parte della Perego, che mai era stata loro cliente.
Da lì partì una serie di controlli, volti ad accertare i metodi di conferimento dei materiali speciali gestiti da Perego Strade. L’ipotesi che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di Ivan, Claudio e Luigi Perego e di undici autisti con ipotesi che vanno dal falso al traffico illecito di rifiuti, è che i materiali venissero tritati e riutilizzati, anziché conferiti in discariche specializzate, autorizzate a trattare sostanze tossiche o non smaltibili per vie ordinarie. Il risultato che ne derivava, sarebbe stato utilizzato per i fondi stradali, sopra ai quali sarebbe stato versato l’asfalto.
Il tutto, ovviamente, senza che chi svolgeva questi lavori ne fosse a conoscenza, ignaro di muovere materiali potenzialmente tossici e dannosi per la salute, soprattutto se inalati. Inoltre uno dei luoghi in cui i detriti erano macinati e trasformati, sarebbe stato la sede di Cassago Brianza della Cementeria di Merone, rimasta nella disponibilità della Perego Strade dopo il passaggio alla Holcim del ramo principale dell’azienda, e ora demolita per far posto a spazi industriali subentrati dopo il fallimento della Perego dello scorso settembre.
http://www.ilgiorno.it/como/cronaca/2010/06/29/351149-amianto_comasco.shtml
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