martedì 29 giugno 2010

AMIANTO NELL'ASFALTO

Como, 29 giugno 2010 - Nell'indagine sull’asfalto all’amianto condotta dalla Procura di Como e dalla polizia stradale - per la quale sono indagate 14 persone, tra cui gli ex soci di Perego Strade - la conferma della presenza di sostanze tossiche nei materiali trasportati deriva anche da prelievi svolti per accertamenti fatti in circostanze che nulla avevano a che fare con questa vicenda.



Nell’ottobre 2009 l’Arpa – l’Agenzia Regionale per l’Ambiente – per un fascicolo di indagine che nulla aveva a che fare con questo, svolse sei prelievi di terra e materiali presenti nell’area della ex Lechler, in via Bellinzona. Una zona ormai dismessa da tempo, sulla quale erano già intervenute, nel corso dei diciotto mesi precedenti, più volte operazioni di smaltimento di rifiuti edilizi e di detriti.



Eppure tre di quei prelievi risultarono ancora positivi all’amianto. Un esito finito nella disponibilità degli inquirenti che ora stanno lavorando per estendere gli accertamenti. I detriti provenienti da quei pochi metri quadrati ormai inutilizzati della Lechler, sono stati tra i primi a essere oggetto di attenzione.



Nell’aprile del 2008, il controllo da cui è scaturita tutta l’indagine, venne svolto su un camion che aveva appena prelevato materiale di scarico da quel luogo, il cui autista dichiarò di essere diretto alla discarica di Novara, dedicata al trattamento di rifiuti speciali. Qualcosa che non quadrava in quella documentazione aveva spinto però la polizia a verificare quanto dichiarato nelle bolle di accompagnamento, ottenendo una risposta negativa su tutta la linea: non aspettavano nessuna consegna da parte della Perego, che mai era stata loro cliente.



Da lì partì una serie di controlli, volti ad accertare i metodi di conferimento dei materiali speciali gestiti da Perego Strade. L’ipotesi che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di Ivan, Claudio e Luigi Perego e di undici autisti con ipotesi che vanno dal falso al traffico illecito di rifiuti, è che i materiali venissero tritati e riutilizzati, anziché conferiti in discariche specializzate, autorizzate a trattare sostanze tossiche o non smaltibili per vie ordinarie. Il risultato che ne derivava, sarebbe stato utilizzato per i fondi stradali, sopra ai quali sarebbe stato versato l’asfalto.



Il tutto, ovviamente, senza che chi svolgeva questi lavori ne fosse a conoscenza, ignaro di muovere materiali potenzialmente tossici e dannosi per la salute, soprattutto se inalati. Inoltre uno dei luoghi in cui i detriti erano macinati e trasformati, sarebbe stato la sede di Cassago Brianza della Cementeria di Merone, rimasta nella disponibilità della Perego Strade dopo il passaggio alla Holcim del ramo principale dell’azienda, e ora demolita per far posto a spazi industriali subentrati dopo il fallimento della Perego dello scorso settembre.

http://www.ilgiorno.it/como/cronaca/2010/06/29/351149-amianto_comasco.shtml

giovedì 17 giugno 2010

MISTERI D'ITALIA




ARTICOLO SEMPRE ATTUALE


di Rita Pennarola [ 05/04/2009]



Prove generali di stretto controllo telematico nei tribunali e Procure di tutta Italia. Genchi lo aveva capito: un grande orecchio e' in ascolto e con il nuovo Registro Generale Web l'operazione sara' completata. A realizzare gli apparati per conto di Via Arenula sono alcune big finite nelle inchieste Why Not e Poseidone. Ecco in esclusiva la storia vera dei protagonisti di questo inedito Echelon a Palazzo di Giustizia. Vicende che ci riportano lontano. Fino a misteri di Stato come la strage di Ustica ed il massacro di via D'Amelio.


C'erano una volta i rendez vous segreti nelle suite super riservate dei grandi alberghi. A Roma era l'Excelsior, a Napoli una fra le quattro-cinque perle del lungomare. Nella capitale ricevevano gli uomini di Licio Gelli - quando non direttamente il Venerabile in persona - per impartire quelle direttive stabilite in luoghi ancora piu' elevati che poi i diversi referenti, tutti d'altissimo rango (compresi capi dei governi e della magistratura) dovevano portare avanti per orientare il corso della storia. Cos'altro era, per esempio, il summit che si tenne al largo di Civitavecchia sul panfilo Britannia della regina Elisabetta il 2 giugno del 1992, quando fu decisa quella colonizzazione selvaggia dell'Italia - attuata a suon di privatizzazioni senza soluzioni di continuita' prima da Prodi e poi da Berlusconi - di cui ancora oggi scontiamo gli effetti? E cos'altro fu a Napoli, dentro il prive' a un passo dal cielo con vista sul golfo, quella sorta di “tribunale preventivo” nel quale, al primo scoppio serio di Tangentopoli, nel 1993 vennero convocati i proconsoli democristiani e socialisti per imporre loro di accettare un lauto vitalizio dopo essersi accollati le malefatte giudiziarie dei rispettivi leader politici?
Piccoli squarci di luce sotto un velame oscuro che si e' fatto nel tempo sempre piu' plumbeo, ma anche piu' sofisticato grazie all'uso ardito e sapiente di tecnologie solo vent'anni fa impensabili. Cosi' a fine anni ottanta, mentre gli americani sperimentavano il controllo a tappeto dei miliardi di abitanti del pianeta collaudando la piu' straordinaria rete spionistica telematica che fosse mai stata immaginata - Echelon - prima solo in ambito militare, poi estesa anche ad usi civili, in Italia per decidere le sorti della giustizia ed incanalare il destino dei processi era ancora necessario ricorrere ad incontri vis a vis, sfruttando canali di mediazione come le agape massoniche o i pizzini orali, passati di bocca in bocca tra colletti bianchi e intermediari mafiosi.
Da tempo non e' piu' cosi'. Almeno da quando, una decina di anni fa, il controllo telematico dei palazzi di giustizia italiani ha cominciato a diventare una rete che avviluppa, scruta e controlla tutto, dai piani alti della Cassazione alla scrivania dell'ultimo cancelliere, dalle Alpi alla Sicilia. Dopo il monitoraggio minuto per minuto delle operazioni finanziarie - che avvengono ormai esclusivamente on line da un capo all'altro del mondo - ora qualcuno sta cercando di tracciare ed orientare definitivamente anche le sorti dell'intero sistema giudiziario nel Belpaese. Al punto che, a distanza di appena quattro-cinque anni dagli spionaggi alla Pio Pompa o alla Tavaroli, il quadro e' un altro: oggi non serve piu' spiare, basta entrare nella rete dalla porta giusta, mettersi in ascolto. E poi decidere.
Ne e' passata insomma di acqua sotto i ponti da quel quel luglio del 1992, quando per coprire errori ed omissioni nel massacro di Capaci si rese “necessario” far saltare in aria anche Paolo Borsellino con tutta la sua scorta, lasciandoci dietro, ancora una volta, tutta una serie di tracce insanguinate, piccoli e grandi particolari cartacei fatti sparire troppo in fretta, come l'agenda rossa, portata via clamorosamente sotto gli occhi di tutti dal colonnello Arcangioli solo pochi minuti dopo l'eccidio. Un sistema, del resto, quello della “pulizia totale”, che compare come un macabro rituale anche in omicidi di quel tempo, quale quello del giornalista antimafia Beppe Alfano, nel 1993, la cui figlia Sonia racconta di quegli autentici plotoni di polizia e carabinieri entrati per ore a devastare armadi e cassetti di una famiglia ammutolita da un dolore lancinante ed improvviso, alla ricerca di carte, documenti, fascicoli, «quasi che il criminale fosse mio padre - racconta oggi Sonia - ancora a terra in una pozza di sangue, e non coloro che lo avevano atteso per ammmazzarlo».
Quella volta pero', quel 19 luglio 1992, era gia' in azione un vicequestore siciliano che nell'uso delle tecnologie informatiche era piu' avanti delle stesse barbe finte nostrane, ancora costrette a perquisizioni, pulizie, furti per occultare le prove dei crimini di Stato. Quel vicequestore si chiamava Gioacchino Genchi. E la sua storia, i violenti tentativi di zittirlo e delegittimarlo fino all'annientamento (come la repentina sospensione dal corpo di Polizia, che ha fatto sollevare l'opinione pubblica in tutta Italia), ci fa ripiombare di colpo dentro l'Italia di oggi, in un Paese dove per uccidere uno o due magistrati non e' piu' necessario spargere sangue. Perche' a tutto pensa il grande Echelon del sistema giudiziario italiano, Che ha - come vedremo - nomi, volti e terminali ben precisi.

ILe#8200;PADREe#8200;DIe#8200;ECHELON
E partiamo da un uomo che Echelon ha confessato di averlo realizzato per davvero. O, almeno, ha ammesso di aver collaborato alla messa a punto del Grande Orecchio americano. Quest'uomo si chiama Maurizio Poerio, e' un imprenditore nei sistemi informatici ad altissima specializzazione e su di lui si soffermano a lungo i pubblici ministeri salernitani che indagavano sui loro colleghi della procura di Catanzaro, messi sotto accusa con una mole impressionante di rilevanze investigative raccolte dall'allora pm Luigi De Magistris grazie anche alla consulenza prestata da Gioacchino Genchi.
Un nome, Poerio, una scatola nera che racchiude mille misteri. Ma cominciamo dall'oggi. E cominciamo dalle tante verbalizzazioni nelle quali De Magistris a Salerno dichiara apertamente che potrebbe essere stato spiato, che tutta la sua attivita' investigativa era stata probabilmente - o quasi certamente - monitorata fin dall'inizio. Non attraverso gli 007 dei Servizi, ma in maniera semplice e naturale, vale a dire attraverso la societa' privata che gestisce i sistemi informatici dell'intero pianeta giustizia in Italia. Questa societa' e' la la CM Sistemi. Appunto. Con una potentissima e storica diramazione - la CM Sistemi Sud - proprio in Calabria, regione dalla quale la attuale corporate aveva avuto origine negli anni ottanta. Ma anche la regione dove questa societa' si aggiudica da sempre l'appalto per la “cura” degli uffici giudiziari. E in cui risiede il suo amministratore delegato: quella stessa Enza Bruno Bossio, moglie del plenipotenziario Ds Nicola Adamo ma, soprattutto, pesantemente indagata prima nell'inchiesta Poseidone (il bubbone avocato a De Magistris in circostanze ancora tutte da chiarire sul piano della legittimita') e poi in Why Not.
Perche' del colosso CM Sistemi Maurizio Poerio e' una colonna portante, capace di tessere ed orientare i rapporti con la pubblica amministrazione - leggi in particolare Via Arenula - come e' scritto, fra l'altro, nell'indicazione specifica delle sue mansioni: “consigliere delegato ai rapporti istituzionali”.
Ma Poerio non e' solo un manager dell'ICT (Information and Communication Technology) prestato alla CM. Il suo ruolo, come dimostra la perquisizione di De Magistris presso i suoi uffici romani, va ben oltre. L'11 settembre del 2006, interrogato nell'ambito di Poseidone, l'imprenditore calabrese prova a prendere le distanze da quella societa', che appare gia' dentro fino al collo nell'inchiesta giudiziaria. «Conosco molto bene - affermava rispondendo ad una precisa domanda - Marcello Pacifico, presidente della CM Sistemi, societa' per la quale ho collaborato attraverso un contratto di consulenza professionale». Un tentativo estremo di prendere il largo: da buon commercialista (e' iscritto all'ordine di Catanzaro) Poerio sapeva bene che sarebbe bastata una semplice visura camerale a smentirlo. Della romana CM Sistemi spa, infatti, oltre un milione e mezzo di capitale nel motore, il manager calabrese e' a tutti gli effetti consigliere d'amministrazione, all'interno di un organigramma che risulta quasi identico a quello della sua costola meridionale, la stessa CM Sistemi Sud capitanata dalla Bruno Bossio. Perche' allora parlare di semplici “consulenze”? Il fatto e' che la faccenda si stava facendo complicata. Dal momento che per la prima volta quel grande orecchio invisibile capace di scrutare dentro tutti gli uffici giudiziari italiani stava dando segnali concreti della sua esistenza. E in gioco - cominciava a capire De Magistris, ma ne era ben consapevole da tempo lo stesso Poerio - non c'era solo la storia degli appalti pilotati a Procure e tribunali della Calabria (gara “regolarmente” aggiudicata per l'ennesima voltra alla CM Sistemi Sud), ma la credibilita' dell'intero pianeta giustizia nel nostro Paese, se non addirittura i destini del sistema Italia. E questo, soprattutto per due principali motivi.
E' il consulente del pubblico ministero De Magistris, Pietro Sagona, ad illuminare i pm salernitani su alcune circostanze a dir poco imbarazzanti che riguardano la CM Sistemi (siamo al 7 aprile 2008, ma Sagona riferisce particolari che evidentemente erano gia' ben noti a Poerio e company): «Nell'ambito degli accertamenti da me espletati e' emersa la rilevanza del consorzio Tecnesud, destinatario di un finanziamento pubblico gia' in fase di stipula della convezione con il Ministero delle Attivita' Produttive, non stipulato soltanto a causa della mancanza di uno dei cinque certificati antimafia richiesti e pervenuti relativo alla societa' Forest srl titolare di un'iniziativa consorziata ed agevolata. Il finanziamento era di sessanta milioni di euro complessivi, otto dei quali a carico della Regione Calabria, il residuo a carico dello Stato». Del consorzio faceva parte anche la CM Sistemi. Ma perche' alla socia Forest non era stato rilasciato il certificato antimafia? Risponde Sagona: «Presidente della Forest era tale avvocato Giuseppe Luppino, nato a Gioia Tauro il 5 marzo 1959, nipote di Sorridente Emilio, classe 1927, ritenuto organicamente inserito nella consorteria mafiosa dei Piromalli-Mole'». E non e' finita: «il predetto Luppino risultava esser stato denunciato per gravi reati quali turbata liberta' degli incanti, favoreggiamento personale, falsita' ideologica ed associazione per delinquere di stampo mafioso» e sottoposto a procedimento penale a Palmi.
Ricapitolando: la CM Sistemi, talmente affidabile da vincere la gara d'appalto per l'informatizzazione di tutti gli uffici giudiziari nella regione Calabria, sedeva nel consorzio Tecnesud accanto ad una sigla, la Forest, riconducibile ad una fra le piu' pericolose cosche della ‘ndrangheta.
Una circostanza allarmante. Ma non l'unica. In quello stesso, fatidico interrogatorio dell'11 settembre 2006 Poerio, per accrescere la propria credibilita' di manager in rapporti transnazionali, non manco' di aggiungere: «Mi sono occupato per conto della I.T.S. di una serie di progetti per l'utilizzo di tecnologie per le informazioni satellitari per uso civile, quale ad esempio il progetto Echelon negli Stati Uniti d'America e GIS in Italia». Di sicuro, insomma, Poerio era un personaggio che in fatto di “controllo a distanza” poteva considerarsi fra i massimi esperti mondiali.

Ie#8200;FRATELLIe#8200;DELe#8200;RE.GE.
Fu probabilmente proprio allora che la sensazione di essere spiato divento' per De Magistris qualcosa di piu' d'una semplice impressione. Con elementi che nel tempo andavano ad incastrarsi come tessere di un mosaico per confermare quella ipotesi. Sara' lo stesso ex pm a raccontarlo piu' volte ai colleghi salernitani, come si legge in alcune pagine delle sue lunghe verbalizzazioni riportate per esteso nell'ordinanza di perquisizione e sequestro emessa a carico della Procura di Catanzaro.
Il 24 settembre del 2008 De Magistris contestualizza innanzitutto tempi e personaggi di quel “sistema” che aveva il suo terminale dentro il ministero della Giustizia, retto nel 2007 dall'indagato di Why Not Clemente Mastella. Ed arriva al collegamento fra quest'ultimo e la CM Sistemi. Ci arriva attraverso un altro carrozzone politico destinatario di enormi provvidenze pubbliche in Calabria, il consorzio TESI, del quale faceva parte la societa' della Bruno Bossio (e quindi di Poerio): sempre lei, la regina CM. «Personaggio che ritenevo centrale quale anello di collegamento tra il Mastella ed ambienti politici ed istituzionali, oltre che professionali, in Calabria ed anche a Roma - dichiara De Magistris - era l'avvocato Fabrizio Criscuolo, il cui nominativo emergeva anche nelle agende e rubriche rinvenute durante le perquisizioni effettuate nei confronti del Saladino (il principale inquisito di Why Not Antonio Saladino, ndr). Nello studio associato Criscuolo presta servizio quale avvocato anche Pellegrino Mastella, figlio dell'ex-ministro».
Ma non basta. «Il predetto Criscuolo risulta aver coperto la carica di consigliere d'amministrazione della Aeroporto Sant'Anna spa, con sede in Isola Capo Rizzuto, il cui presidente era il professor Giorgio Sganga, coinvolto nelle indagini Poseidone e Why Not in quanto compariva nell'ambito della compagine della societa' TESI» in compagnia, appunto, della CM. Insomma, da Mastella a Criscuolo, da Criscuolo a Sganga fino a TESI, dove ritroviamo la CM e gli appalti negli uffici giudiziari. Compresa la realizzazione del RE.GE, vale a dire lo strategico Registro Generale centralizzato nel quale pm e gip sono tenuti a riversare tutte le risultanze del loro lavoro, ma anche ad anticipare le iniziative giudiziarie (perquisizioni, sequestri etc.) che andranno ad effettuare di li' a poco.
Altro trait d'union fra gli artefici del Grande Orecchio in Procura e l'allora titolare di Via Arenula lo si rintraccia seguendo la carriera del secondo figlio di Mastella, Elio. «Dalle attivita' investigative che stavo espletando - precisa De Magistris - era emerso che Elio Mastella era dipendente, quale ingegnere, nella societa' Finmeccanica, oggetto di investigazioni nell'inchiesta Poseidone, societa' interessata anche ad ottenere il controllo, proprio durante il dicastero Mastella, dell'intero settore delle intercettazioni telefoniche». Ma in Finmeccanica «si evidenzia anche il ruolo di Franco Bonferroni (legatissimo a piduisti come Giancarlo Elia Valori e Luigi Bisignani, ndr) gia' destinatario di decreto di perquisizione e coinvolto nelle inchieste Poseidone e Why Not, nonche' il genero del gia' direttore del Sismi, il generale della GdF Nicolo' Pollari». E dire Finmeccanica significava in qualche modo tornare a Maurizio Poerio, che proprio insieme a quella societa' aveva preso parte a numerosi progetti internazionali, in primis quello denominato “Galileo”.

ILe#8200;NEMICOe#8200;TIe#8200;ASCOLTA
Il 16 novembre 2007 De Magistris dichiara di aver acquisito elementi sull'attivita' di “monitoraggio” che andava avanti ai suoi danni (e questo spiegherebbe fra l'altro anche il rincorrersi di strane “anticipazioni”, come quando il pm apprese dell'avocazione del fascicolo Poseidone dalla telefonata di un giornalista dell'Ansa dopo che, a sua totale insaputa, la notizia era addirittura gia' stata pubblicata da un quotidiano locale): «spesso ho avuto l'impressione di essere anticipato, e questo sia in “Poseidone che in Why Not; si e' verificato, cioe' proprio mentre... appena arrivo al punto finale, le indagini vengono sottratte. Poi... intervenivano le interrogazioni parlamentari, e arrivavano gli ispettori, e arrivavano le missive. Cioe' sempre o di pari passo, o qualche volta addirittura in anticipo su quelle che potevano essere poi le mosse formali successive».
Ma le “fughe di notizie”, una volta trovato il sistema per realizzarle, potevano anche essere sapientemente pilotate: «ad un certo punto - dice De Magistris ai colleghi di Salerno nelle dichiarazioni rese a dicembre 2007 - penso che sia stata utilizzata la tecnica di “pilotare” una serie di fughe di notizie per poi attribuirle a me. Si facevano avere notizie anche a giornalisti che avevo conosciuto in modo tale da attribuire poi a me il ruolo di “fonte” di questi ultimi. Per non parlare delle gravi e reiterate fughe di notizie sulle audizioni al Csm anche in articoli pubblicati dal Corriere della Sera e da La Stampa: perfino la mia memoria, depositata con il crisma del protocollo riservato, e' stata riportata, in parte, virgolettata».
E cosi', grazie allo stesso, collaudato “orecchio”, puo' accadere anche che, alla vigilia di importanti e riservatissimi provvedimenti cautelari, i destinatari siano gia' ampiamente informati e mettano in atto adeguate contromisure. E se il metodo funziona, perche' non adottarlo anche in altre Procure, come a Santa Maria Capua Vetere? Torniamo a fine 2007, ai giorni caldi che precedettero le dimissioni di Mastella, il ritiro della fiducia al governo da parte dell'Udeur e la conseguente caduta dell'esecutivo Prodi. «Taluni quotidiani nazionali - osserva De Magistris - hanno riportato fatti dai quali si evincerebbe che lo stesso senatore Mastella o ambienti a lui vicinissimi abbiano contribuito, forse anche con l'ausilio di soggetti ricoprenti posti apicali al Ministero della Giustizia, a far trapelare la notizia degli imminenti arresti da parte della magistratura di Santa Maria Capua Vetere, o che comunque fossero al corrente del fatto e si adoperassero per predisporre una “strategia difensiva”. Del resto resoconti giornalistici informano che il senatore Mastella avesse gia' pronto un “ricco” discorso in Parlamento ed il consuocero (Bruno Camilleri, cui stava per essere notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ndr), la sera prima, si fosse ricoverato in una clinica».

DA POSEIDONEe#8200;Ae#8200;USTICA
Come abbiamo visto, l'Echelon del 2000 non e' piu' la creatura misteriosa messa in piedi negli anni della guerra fredda dai pionieri della tecnologia. Oggi le apparecchiature avvolgono in una rete invisibile praticamente tutti i palazzi di giustizia. Ed il controllo e' centralizzato. Ovvio, allora, che se si intende “gestire” questo sistema garantendosi ogni possibilita' di accesso occulto (la parola spionaggio a questo punto perde anche di senso) occorre poter contare su garanti fidati. Persone che, per il loro passato, offrano i massimi requisiti di affidabilita' e riservatezza.
E torniamo a Maurizio Poerio, le cui origini ci conducono lontano nel tempo. Fino a quel 27 giugno del 1980 quando il DC 9 Itavia caduto nei mari di Ustica con 81 persone a bordo avrebbe dovuto mostrare agli occhi del mondo le attivita' di terrorismo internazionale messe in atto dal nemico numero uno degli americani, il leader libico Muammar Gheddafi. Un punto chiave dentro quelle complesse indagini (che ancora oggi attendono una risposta univoca sui mandanti) fu il piccolo aereo libico, un MIG, caduto in quelle stesse ore nel territorio di Villaggio Mancuso, sulla Sila, comune di Castelsilano, al quale l'inchiesta di Rosario Priore dedica alcune centinaia di pagine. Perche' dalla data precisa del suo abbattimento (deducibile anche dai frammenti presenti sul posto) discendeva tutta la ricostruzione dello scenario di guerra in atto quella notte nei cieli d'Italia. Di particolare rilevanza per le indagini il fatto che quel territorio era assai vicino alla base logistica dell'Itavia e degli F16 militari. Un luogo scottante, dunque. Tanto che anche il capitolo sull'impresa che si aggiudico' i lavori per la raccolta e lo stoccaggio dei frammenti del velivolo libico presenta ancora oggi molti punti oscuri. A cominciare dal fatto che quella ditta fu chiamata a trattativa privata. Ed era in forte odor di mafia.
Passano alcuni anni. Nel ‘93, nell'ambito del Gruppo Mancuso, nasce la Minerva Airlines. «La societa', di proprieta' di Maurizio Poerio - annotano i cronisti qualche anno piu' tardi - si propone di valorizzare l'aeroporto di Crotone, ridotto ad “aeroprato” dopo essere stato base di Itavia e degli F16 militari».
47 anni, nato a Catanzaro (e verosimilmente imparentato col catanzarese Luigi Poerio, classe 1954, ingegnere edile ed iscritto alla Massoneria), Maurizio Poerio si laurea in economia a Bologna, poi si butta nell'alimentazione del bestiame: torna in Calabria e rileva la Mangimi Sila, piattaforma di lancio per i vertici di Confindustria dove restera' a lungo (al pm De Magistris racconta, fra l'altro, dei suoi rapporti professionali e d'amicizia con l'attuale leader Emma Marcegaglia). Minerva Airlines viene dichiarata fallita dal tribunale di Catanzaro a febbraio 2004. E Poerio andra' a rivestire ruoli sempre piu' apicali nelle principali business company dell'ICT, proiettando al tempo stesso la “sua” CM Sistemi dentro il cuore degli uffici giudiziari italiani.

DAe#8200;WHYe#8200;NOTe#8200;Ae#8200;VIAe#8200;D'AMELIO
«Altro che Grande Orecchio nei computer di Giacchino Genchi - dice un esperto in riferimento alle accuse rivolte al principale consulente informatico di De Magistris - la verita' e' che la centrale di ascolto ha oggi i suoi terminali al Ministero, nei Palazzi di Giustizia. E che Genchi tutto questo lo aveva scoperto da tempo».
Il tempo che basta per capire le tante, impressionanti ricorrenze tra fatti e personaggi delle attuali inchieste calabresi ed il contesto di omissioni ed omerta' dentro cui maturarono, nel 1992, la strage di via D'Amelio e le successive, tortuose indagini. Alle quali prese parte proprio Gioacchino Genchi.
E' stato lui ad indicare senza mezzi termini l'allucinante sequenza delle “similitudini”, senza tuttavia fornire ulteriori particolari. E allora proviamo a ricostruirne qualcuno noi.
Cominciando magari dai Gesuiti, da quella Compagnia delle Opere onnipresente nelle inchieste di Catanzaro (basti pensare alla figura centrale di Antonio Saladino) che all'epoca di Falcone e Borsellino era incarnata a Palermo da padre Ennio Pintacuda, fondatore del Cerisdi, il Centro Ricerche e Studi Direzionali con sede in quello stesso Castello Utveggio che sovrasta Palermo. E nel quale aveva una sede di copertura, nel ‘92, anche quell'ufficio riservato del Sisde che avrebbe rivestito una parte rilevantissima nella strage. Fino al punto che - secondo molte accreditate ricostruzioni - il telecomando che innesco' l'autobomba poteva essere posizionato proprio all'interno del castello. Pochi minuti dopo l'eccidio Genchi effettua un sopralluogo proprio sul monte Pellegrino, a Castello Utveggio. Si legge nella sentenza del Borsellino bis: «Il dr. Genchi ha chiarito che l'ipotesi che il commando stragista potesse essere appostato nel castello Utevggio era stata formulata come ipotesi di lavoro investigativo che il suo gruppo considerava assai utile per ulteriori sviluppi».
Oggi il Cerisdi svolge rilevanti attivita' formative su incarico della Pubblica Amministrazione, prime fra tutti la Regione Calabria e la citta' di Palermo. Suo vicepresidente (per il numero uno va avanti da anni la disputa e la poltrona risulta vacante) e' un penalista palermitano, Raffaele Bonsignore, difensore di pezzi da novanta di Cosa Nostra. Ma anche del “giudice ammazzasentenze” Corrado Carnevale.
Co-fondatore del Centro Studi era stato negli anni novanta l'allora presidente dc della Regione Sicilia Rino Nicolosi: se la sua era un'investitura di carattere politico, di tutto rilievo operativo nel Cerisdi risultava invece la figura del suo braccio destro Sandro Musco, che si occupava fra l'altro di rapporti istituzionali e con le imprese. Massone, docente di filosofia, Musco e' oggi tra i principali referenti dell'Udeur in Sicilia.
Mastella, ancora lui. Il suo nome ricorre, non meno di quello del pentito Francesco Campanella, che ritroviamo nelle carte di Why Not. Fu proprio Musco a consegnare nelle mani di Mastella, durante la convention di Telese del 2005, la lettera privata in cui Campanella si gettava ai piedi del leader: «Carissimo Clemente, ti scrivo con il cuore gonfio di tantissime emozioni, esclusivamente per ringraziarti di cuore poiche' nella mia vita ho frequentato tantissima gente e intrattenuto innumerevoli rapporti, tanti evidentemente errati. Sei l'unica persona del mondo politico che ricordo con affetto, con stima, con estremo rispetto, perche' sei sempre stato come un padre per me, e resta in me enorme l'insegnamento della vita politica che mi hai trasmesso. (...) Affido questa lettera a Sandro che tra i tanti e' una persona che nella disgrazia mi e' stata vicina. Sappi che ripongo in lui speranza e fiducia per quello che potra' darti in termini di contributo. È certamente una persona integra di cui potersi fidare».
Il 3 gennaio 2008 Luigi De Magistris chiarisce ai pubblici ministeri salernitani Gabriella Nuzzi e Dionigi Verasani le circostanze in cui compare il nome di Francesco Campanella nell'inchiesta Poseidone: «venni a sapere che poteva essere utile escutere il collaboratore di giustizia Francesco Campanella che ha ricoperto un importante ruolo politico in Sicilia e che risultava essere anche in contatto con esponenti politici di primo piano, in particolare dell'Udc e dell'Udeur. Tale collaboratore mi rilascio' significative dichiarazioni con riguardo al finanziamento del partito dell'Udc e le modalita' con le quali veniva “reinvestito” il denaro, dalla “politica”, in circuiti di apparente legalita'. Dovevo escutere il Campanella, persona affiliata alla massoneria - che si stava ponendo in una posizione di assoluta rilevanza nell'ambito dell'organizzazione mafiosa denominata Cosa Nostra - del quale l'attuale Ministro della Giustizia e' stato testimone di nozze, in quanto aveva rilasciato all'autorita' giudiziaria di Palermo dichiarazioni con riguardo a presunte dazioni di denaro illecite con riferimento alle licenze Umts che vedevano, in qualche modo, coinvolti sia l'attuale Ministro della Giustizia Clemente Mastella che l'allora Presidente del Consiglio Massimo D'Alema».
Una circostanza che Mastella, quando era ministro della Giustizia, ha dovuto smentire in aula rispondendo alla domanda di un avvocato. Era Raffaele Bonsignore, vertice del Cerisdi. E difensore dell'imputato di Cosa Nostra Nino Mandala'.

MOVIMENTI AGENDE ROSSE SU FACEBOOK



E' presente su facebook il Gruppo di Como-Lecco-Sondrio del Movimento delle Agende Rosse

http://www.facebook.com/home.php?#!/group.php?gid=124013867633310&ref=ts

lunedì 26 aprile 2010

GIULIETTO CHIESA LANCIA L'ALTERNATIVA



Cari amici che mi leggete, desidero condividere con voi le mie riflessioni di questa fase per me post- parlamentare e per tutti noi di disastro civile, democratico, ambientale, sociale.

Mi rivolgo non a tutti, indistintamente, ma a coloro che ritengono di essere sulla mia lunghezza d’onda.



Ricevo numerose sollecitazioni ad assumere una qualche iniziativa politica pubblica. Questo “qualche” significa che si tratta di ipotesi disparate, che richiedono un esame approfondito.



Registro un considerevole aumento del numero degl'inviti a parlare, esporre le mie posizioni sui temi nazionali e internazionali, in diverse parti d’Italia. C'è una domanda spontanea, di cui comprendo le ragioni, ma alla quale, nelle attuali condizioni, non posso rispondere.



Sono ben consapevole che esiste una voragine da colmare: quella voragine di cui parlai in un lontano incontro fiorentino di due anni fa e che oggi riassumerei in due parole: voragine tra la casta politica e i cittadini. E che, nel frattempo, si è allargata e approfondita drammaticamente.



Sono altrettanto consapevole che il processo di ricostruzione di una Alternativa – prego tutti di porre attenzione a questo termine, che è per me un precisissimo punto di partenza - è lungo e tremendamente difficile. Ma soprattutto mi rendo conto della grande limitatezza delle mie risorse.



La crisi di Pandora tv dimostra che, senza una adeguata struttura organizzativa, non si può fare molto. Il lavoro volontario è indispensabile, ma richiede una disciplina ferrea, altrimenti diventa casualità e approssimazione.



Rispondo quindi a tutti voi, che mi avete seguito fin qui, ma da lontano, con una proposta semplice e chiara, che cerca di rispondere ai problemi di cui sopra.



Per fare, per avviare un progetto politico quale che sia - io lo chiamo costruzione dell'Alternativa -

ci vuole una squadra. La “mia” squadra, sempre che sia possibile costruirla, deve essere composta di volontari. Per la semplice e banale ragione che non dispongo di finanziatori, di sponsor occulti o palesi. Non ho avuto e non ho alcun finanziamento pubblico, né privato.



Diciamo che mi serve una “centuria” (uso questo termine militare cosacco senza alcuna intenzione bellica e con una certa dose di ironia), cioè un gruppo di persone disposte a lavorare per le idee che ho esposto in questi anni dalle piccole tribune da cui ho potuto parlare.



Ho bisogno di 100 persone , uomini e donne, disposte a dedicare a un progetto comune sette (7) ore la settimana. Meglio se di più, ma non di meno. Chi storcerà la bocca a questo punto può anche smettere la lettura: vuol dire che queste cose non erano indirizzate a lui o a lei. Amici come prima.



Comincio da oggi a raccogliere le adesioni. Chi si impegna deve non solo promettere, ma dare, erogare effettivamente questo tempo. Darlo sulla fiducia. Perché non sarà possibile chiarire in anticipo, prima di partire, tutti i punti, definire tutto il programma d’azione, di lavori, di metodologia, d’insieme.



Dico “sulla fiducia” perché questa lettera è rivolta a coloro che già mi conoscono, che sanno chi sono, cosa penso sulle grandi questioni. Ma non intendo mettere insieme un gruppo di “fedeli” che seguono un capo. Non è un club di fan di Giulietto Chiesa quello che ci serve (ho aperto una pagina di fan su face book ma solo come piccola verifica della quantità di persone che sanno, bene o male, che esisto, un sondaggio parziale. Qui si tratta di ben altro che di fan).



Voglio costruire un gruppo di persone che già condividono a grandi linee un progetto. Cioè intendo discutere, con chi “ci starà”, ogni passo. Ma c’è una fase iniziale in cui è indispensabile eseguire, oltre che discutere. Càeà sempre qualcuno che deve stilare l’agenda del giorno. La stilerò io. Poi, quando e se ci saremo capiti, vedremo di modificare, se è il caso.



Voglio costruire un collettivo (come si diceva un tempo) che sia composto di persone che sanno anche ascoltare e non solo parlare. So che sono poche, ma secondo la mia esperienza sono le migliori.



A questa centuria si partecipa pubblicamente. Non è un’organizzazione segreta, implica impegni pubblici. Parlo a persone che considerano la difesa della Costituzione come un compito imprescindibile.



Chi ci sta, dovrà dire età, competenze professionali luogo di residenza. Devo sapere con chi ho a che fare. Poi parlerò individualmente con ciascuno. E, come capirete, ci vorrà del tempo. Poi cominceremo una serie di incontri regionali e nazionali per avviare fasi di chiarimento collettivo e per conoscerci reciprocamente.



Occorrerà una organizzazione sul territorio. E per questa occorreranno persone in grado di asumersi responsabilità a quel livello.



Occorrerà un centro nazionale di coordinamento, che lavori sotto la mia direzione. Non potrei, da solo, tenere i contatti con l’intera centuria.



Occorrerà costruire un discorso collettivo.



Pubblico questa lettera sul mio sito www.giuliettochiesa.it, perché questa iniziativa è squisitamente personale e non coinvolgerà le mie altre attività che, da essa, resteranno autonome. Il che non significa che chi partecipa all’Alternativa non possa essere contemporaneamente impegnato in Megachip, o in Cometa, o nel Gruppo Zero, o in Pandora tv. Su questo sito, che appare ora radicalmente rinnovato per ospitare tutta la grande mole di attività che sarà necessaria, comincerò a pubblicare le lettere che arriveranno, le mie risposte e i contatti orizzontali che si realizzeranno.

Già la gestione di questo tipo di relazione richiederà l’immediata immissione di alcuni di voi nel processo organizzativo, essendo evidente che, da solo, non potrò farlo.



La definizione dei contorni di Alternativa è questione da affrontare insieme. Io qui indico le premesse, i postulati, da cui intendo partire e che sono per me dirimenti. Il resto sarà oggetto di discussione e di precisazione e, anche per questo, non posso proporlo qui nemmeno per grandi linee.



I punti fermi sono i seguenti:



1) Alternativa non è un movimento comunista e nemmeno di sinistra. Ciascuno ha la sua storia, anch’io. Nessuno è tenuto ad abiurare a nulla. Ma noi saremo aperti a tutti coloro che aderiranno ad alcuni principi elementari di partenza, ai postulati di base che sono gli stessi che misi nell’appello per Pandora tv. Poiché non vogliamo restare una setta, dobbiamo sapere che migliaia, milioni di persone non sanno nemmeno cosa sia la sinistra; non l’hanno mai incontrata, nella loro vita (e questo vale per la grandissima maggioranza dei giovani). Dobbiamo non dimenticare che il termine sinistra è screditato ogni giorno da coloro che se ne fregiano e che occhieggiano da tutti i media. Noi non siamo come loro. Noi siamo “sopra”. Ma solidarietà, giustizia sociale, sono i nostri obiettivi primari.



2) Per cambiare la società bisogna essere diversi. Una delle ragioni del crollo del vecchio PC fu l’abbandono della diversità.



3) Noi vogliamo essere militanti, Ma la non violenza è alla base della nostra azione. Per ragioni di principio (perché consideriamo nostro dovere difendere la Costituzione) e pratiche (perché predicare la violenza, per chi si pone l’obiettivo di cambiare la società, significa subirla.



4) Noi diremo la verità. Quella che conosciamo. Sappiamo che è in corso la più vasta e drammatica crisi che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Sappiamo che per difendere la sopravvivenza del genere umano bisognerà combattere contro chi uccide la natura. La difesa dei territori, della sfera pubblica, del Bene Comune, in ogni forma possibile, sarà la nostra stella polare. Noi siamo contro la privatizzazione del bene pubblico. Noi siamo proprietari del Bene Comune che non vogliono essere depredati. Primo bene pubblico da riconquistare: l’informazione la comunicazione.



5) Noi non saremo una setta separata, o l’ennesimo tentativo isolato di fare un partito. Tutti coloro che si battono per un mondo più giusto e umano, cioè che non sono “indifferenti” , saranno nostri alleati. Non è nei confronti di ogni forza di progresso e democratica che noi siamo “alternativa”. Anzi noi siamo “con” tutti coloro che vogliono essere “con” un progetto comune di alternativa all’attuale sistema economico e sociale. Noi sappiamo che la narrazione della società italiana (e mondiale) è nelle mani dei potenti che ci soffocano: dunque non crediamo a quella narrazione. Noi sappiamo che l’Italia è ancora viva, che milioni e milioni cercano una maniglia pulita cui aggrapparsi. Cercano una nuova rappresentanza democratica. C’è un sacco di gente che già ha costruito pezzi di un mosaico alternativo. Non li nomino, li conoscete. Sono nostri alleati, con loro lavoreremo sui luoghi di lavoro, sul territorio, nelle città, nella scuola e nelle università, sul web.



6) Noi non resteremo prigionieri della Rete e dei suoi miti. La useremo: il che è tutt’altra cosa.





Questa è la pista di lancio, appena abbozzata, ma che mi sembra chiara e sufficiente.

Accetto naturalmente suggerimenti, proposte. La discussione comincia ora tra tutti coloro che vorranno partecipare. Quando avrò raggiunto quota 100 (e tutti coloro che vorranno potranno seguire sul mio sito l'andamento della raccolta adesioni) convocherò un incontro pubblico, con voi, nel quale metteremo insieme a fuoco su quali idee comuni potremo andare avanti.



Ringrazio tutti coloro che mi hanno stimolato a questa iniziativa. Spero di poter essere utile. Sappiate che non potrò fare niente senza di voi. Ma sappiate anche che non voglio, perché non servono, piagnistei. Spesso, anche da sinistra, mi hanno affibbiato la qualifica di catastrofista. Ma io sono più ottimista di molti di questi ottimisti imbecilli e ignari. Quando si costruisce non si piange. Quando cominciai Pandora tv scrissi che eravamo in assoluta emergenza informativa e democratica. Adesso siamo già oltre il livello di guardia. Ciascuno ha un percorso da compiere. Se non si mette in moto significa che è disposto ad accettare le conseguenze.



Giulietto Chiesa

giovedì 15 aprile 2010

PER UNA NUOVA RESISTENZA



Pubblichiamo una nota di Sonia Alfano dopo le prime risposte della stampa italiana. I media ci seguono… ma che lo facciano bene!

“SINISTRA“, “Anti-Berlusconi“.
Questi i primi due attributi che i giornali hanno associato alla Manifestazione Nuova Resistenza, dopo poche ore dall’avviso dell’imminente riunione del comitato organizzatore. Devono per forza collocarci in uno dei loro schemi. Schemi che vedono sempre contrapposte due parti, schemi che dividono sempre (dividi et impera):

Sinistra VS Destra.
Centro Sinistra VS Centro Destra.
Antiberlusconiani VS Berlusconiani.
A tutti gli Italiani è chiaro che queste divisioni non esistono più, svanite lentamente nell’ultimo decennio. A tutti tranne, evidentemente, i giornalisti.
Per non andare sempre contro l’informatissima e puntuale stampa Italiana, però, mettiamoci nei panni di chi ha interpretato i primi comunicati ed i primi articoli comparsi in rete:

“NOI che siamo la parte migliore della nostra società andiamo a riprenderci l’onore ed il rispetto per la Costituzione e per il nostro Paese. Dimostriamo a chi infanga la Costituzione quanti siamo, pretendiamo quel rispetto per le leggi che cercano di ridicolizzare.”

Il primo giornalista interpreta:
“Questi propongono di rispettare la Costituzione, allora devono essere Antiberlusconiani“.

Il secondo giornalista, un po meno attento all’evolversi della politica italiana, evidenzia la cosa:
“Ah, sono antiberlusconiani… quindi di sinistra!”

Ora aspettiamo il passaggio successivo:
“COMUNISTI!” (magari asciugandosi le lacrime con un fazzoletto, come un famoso comico).

Capiamo benissimo che per voi è necessario classificare le persone, i gruppi, i movimenti. Perché dargli una posizione specifica equivale ad un “controllo della situazione”, della serie: OK, loro sono schierati così.

Niente partiti, di nessun tipo, niente collocazioni politiche, non questa volta. Andiamo in piazza, tutti, come italiani.
Volete per forza classificare gli Italiani?
Vi propongo questo nuovo schema allora:

Onesti VS Disonesti.
Pro-Costituzione VS Anti-Costituzione
Adesso si che siamo rappresentati: noi siamo ONESTI e chiediamo IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE.

Sonia Alfano

martedì 13 aprile 2010

SONIA ALFANO AL PARLAMENTO EUROPEO


A otto mesi dal mio insediamento al Parlamento europeo, nonostante abbia condiviso in rete tutte le mie iniziative, ho pensato di fare un report dell'attività parlamentare per tirare un po' le somme di quanto proposto e realizzato. Sono state tantissime le segnalazioni e le istanze ricevute dai cittadini, via mail e agli incontri pubblici cui continuo a partecipare con grande passione, e sto cercando di impegnarmi per affrontarle e occuparmene, senza tralasciarne neanche una.
Mi sono occupata di giustizia, sicurezza, immigrazione e affari interni, come previsto dalla Commissione della quale sono membro: LIBE; ma mi sono occupata anche di ambiente e mafia, com'era prevedibile, poichè sono due temi ai quali sono molto legata.

Già il giorno dopo l'insediamento al Parlamento, il 16 luglio 2009, prima che le attività cominciassero, avevo pronta un'interrogazione e l'ho presentata alla Commissione ed al Consglio: quella contro il Lodo Alfano! Subito dopo mi sono occupata di immigrazione, presentando un'interrogazione sull'ecatombe di migranti nel Mediterraneo, sottolineando le responsabilità dei governi italiano e maltese e chiedendo come intendesse intervenire l'Ue, a tutela del rispetto delle convenzioni internazionali e dei diritti umani. La Commissione sta negoziando con la Libia per conto dell'Unione europea un accordo quadro finalizzato, fra l'altro, a promuovere il rispetto di norme internazionali in materia di asilo e del principio di non respingimento. Io spero che l'Ue eserciti le proprie funzioni facendo pressione alla Libia (Stato dittatoriale) affinchè ratifichi, finalmente, la Convenzione di Ginevra. Sono poi intervenuta in aula a questo proposito il 15 Settembre.
A proposito di immigrazione, vorrei che leggeste la risoluzione dal titolo "Risoluzione comune del Parlamento europeo sulla necessità di migliorare il quadro giuridico relativo all'accesso ai documenti a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, regolamento 1049-2001" scaricabile QUI.
Durante la riunione della Commissione LIBE del 2 Settembre, all'indomani dell'aggressione di Silvio Berlusconi alle istituzioni europee, ho dovuto, malgrado l'imbarazzo, esporre i miei punti di vista su:
1. Lodo Alfano: dal momento che a luglio ho presentato un'interrogazione destinata alla Commissione Europea e al Consiglio riguardo il Lodo Alfano.
2. Immigrazione e Diritto d'Asilo: dal momento che ho presentato la mia seconda interrogazione proprio su questo argomento (con la collaborazione dell'UNHCR) e sulle responsabilità dei governi italiano e maltese riguardo gli ultimi respingimenti.
Infine il mio terzo intervento e' stato fatto durante la discussione sulla bozza del bilancio della commissione LIBE del 2010. In fase di lettura degli emendemanti, ho voluto dare il mio totale sostegno agli emendamenti Crocetta riguardo la possibilità da parte della Commissione di prendere in considerazione lo sviluppo di progetti ed iniziative che si occupano di lotta alla mafia, beni confiscati, antiracket e legalità.
L'iter per l'approvazione di questi emendamenti e' molto travagliato e sarà difficile raggiungere l'obbiettivo. E' però un ottimo risultato che la parola "mafia" circoli nelle aule e nei lavori dell'Unione Europea. Il 30 Settembre, in riunione di Commissione, parlando di prevenzione del crimine, ho cominciato, appunto, ad introdurre un tema che ancora in Europa non è riuscito ad emergere come dovrebbe: le mafie.

L'8 di Ottobre, subito dopo l'interessante dibattito pubblico sulla libertà d'informazione dal titolo "Senza parole? Quali spazi di informazione per le opposizioni in Italia" (qui il post), sono intervenuta in aula, con parole abbastanza eloquenti, per spiegare all'Europa quali sono i limiti posti alla stampa dal Governo italiano, e alcune "soldatine" del Pdl hanno detto a me, che difendevo l'Italia dal piano autoritario, che sono anti-italiana e devo vergognarmi. Io non sono anti-italiana, io sono anti-mafiosa!

Risoluzione sulla libertà di stampa in Italia

A fine Ottobre, poi, ho presentato insieme ad alcuni colleghi dell'Alde, un'interrogazione sulla costante inazione delle autorità italiane contro l'aumento degli attacchi omofobici, anche a seguito della bocciatura, da parte della Camera dei deputati, di una legge sull'introduzione di una circostanza aggravante per atti omofobici, che aveva lo scopo di allineare le pene per il reato di omofobia a quelle previste per gli atti di razzismo e xenofobia. Nella risposta del Consiglio si legge testualmente "Il Consiglio desidera inoltre rammentare agli onorevoli parlamentari che la direttiva 2000/78/CE(2) vieta la discriminazione sul lavoro fondata sulla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età e l'orientamento sessuale. Nel 2008 la Commissione ha presentato una proposta per estendere tale protezione ad altri settori(3), vale a dire la protezione sociale, le prestazioni sociali, l'istruzione e l'accesso a beni e servizi, che è attualmente in discussione al Parlamento e al Consiglio".

A Novembre ho chiesto, attraverso un'interrogazione alla Commissione, informazioni ed intervento diretto o indiretto in merito all'affondamento della nave dei veleni. Sempre nello stesso mese, mi sono occupata di una vicenda abbastanza incresciosa: tre cittadini afghani richiedenti asilo sono stati rimpatriati dalla Francia e altri ventiquattro dal Regno Unito a bordo di un aereo noleggiato congiuntamente dalla Francia e dal Regno Unito per trasferirli a Kabul. Così ho presentato un'interrogazione alla Commissione chiedendo se si ritiene l'Afghanistan un Paese sicuro e se per caso il provvedimento dei governi francese e britannico non violi il principio di non respingimento previsto dalla Convenzione di Ginevra (che pure l'Italia viola, in base all'accordo con la Libia).
Il 24 Novembre, durante la plenaria di Strasburgo, ho preso la parola per portare a conoscenza dell'Europa il caso Eutelia-Agile e in qualità di relatrice unica per la REPC (qui un mio articolo sulla riunione della Commissione LIBE sull'argomento). Potrete anche leggere la relazione: QUI.

09/12/2010: Risoluzione del Parlamento europeo sulla necessità di migliorare il quadro giuridico relativo all'accesso ai documenti a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, regolamento 1049-2001

A Gennaio, insieme ad alcuni colleghi dell'ALDE, ho depositato un'interrogazione sul fallimento del test di sicurezza dell'aviazione civile slovacca e compatibilità con il diritto comunitario; ho inoltre insistito sul tema del principio di parità e del mancato riconoscimento delle relazioni omosessuali in alcuni Stati membri presentando un'interrogazione sia al Consiglio che alla Commissione.
Ho inoltre chiesto alla Commissione di attuare la promozione dei meccanismi di denuncia delle irregolarità nell'Unione europea, mettendola a conoscenza del fatto che recenti sondaggi dimostrano che circa un quarto dei casi di frode sono venuti alla luce grazie alle segnalazioni degli informatori piuttosto che, per esempio, alle autorità di regolamentazione, ai revisori contabili o ai mezzi di comunicazione. La denuncia delle irregolarità è quindi un efficace meccanismo di allarme rapido per gli enti pubblici e privati; tuttavia, in genere, gli informatori non sono sufficientemente protetti dalle ritorsioni e/o non sono sicuri che la loro segnalazione avrà un seguito.
Il 19 Gennaio si è tenuta a Strasburgo l'audizione del Commissario designato per gli Affari Interni, la svedese Cecilia Malmström, e io ho posto delle domande su come intende lavorare l'Ue sul tema delle mafie in Europa.

Nel mese di Febbraio ho presentato un'interrogazione orale alla Commissione, a nome del gruppo ALDE, il cui oggetto è la conformità dello schema di decreto italiano di attuazione della direttiva 2007/65/CE (direttiva servizi media audiovisivi) con la direttiva e con i diritti fondamentali. Per intenderci, sto parlando del decreto Romani, che, se approvato, imporrebbe ai siti web come Google o i blog che contengono file audiovisivi l'obbligo di ottenere un'autorizzazione governativa per la trasmissione di contenuti multimediali (come ad esempio il live streaming e il web casting, come previsto dall'articolo 17, lettera cc del decreto che modifica l'articolo 21 del Testo Unico sui mezzi di comunicazione).
Nello stesso mese ho presentato un'interrogazione scritta alla Commissione per la sicurezza sul lavoro e il nuovo D.Lgs 106/09 modificativo del D.Lgs 81/08, che ha introdotto modifiche, a mio parere, peggiorative e devastanti per la sicurezza, la salute e la dignità dei lavoratori, puntando tutto sull'alleggerimento delle responsabilità del datore di lavoro e quindi degli imprenditori (beh, del resto il nostro Premier che mestiere fa?). Come dicevo, mi sono occupata anche di mafia e ambiente, ho presentato infatti un'interrogazione scritta alla Commissione sullo smaltimento dei rifiuti sottolineando la situazione assurda del siracusano, soprattutto nella zona di Augusta, Priolo e Melilli, dove il tasso di mortalità per cancro è pari al 30% dei decessi totali, e l'esposizione della popolazione della zona al cancro arriva al 60%, laddove la media italiana è del 25%.

Ho cercato di trattare in Europa tutti i temi che stanno rendendo l'Italia un Paese "illegale" e affatto sicuro, in sostanza ho urlato all'Europa di guardare bene, con la lente d'ingrandimento, e valutare se tutto quanto attuato dal Governo è conforme alle norme nazionali ed internazionali, e rispetta il senso del vivere comune e dei diritti umani.

Ho presentato un'interrogazione anche sulla prevenzione del crimine in strada nelle aree urbane, specificando che in Italia c'è necessità di agenti qualificati, e non di semplici volontari. Proprio quando alle polizie locali e al loro coordinamento è dato un ruolo sempre più centrale e la formazione e la professionalizzazione del personale di polizia diventa una priorità, in Italia si affermano le "ronde".

Dopo essere intervenuta in aula, il 24 Novembre, in merito alle Norme sui trasferimenti aziendali contenute nella direttiva 2001/23/CE, con riferimento specifico ad Eutelia Spa, ho ritenuto di presentare alla Commissione anche interrogazione scritta. Ho chiesto alla Commissione di provvedere all'adozione di norme per prevenire violazioni di legge che, come nel caso Eutelia, possano configurarsi come dei reati di truffe economiche a danno dei lavoratori. E, a proposito di lavoro, mi sono occupata anche di "morti bianche", con interrogazione scritta alla Commissione, sottolineando come negli ultimi cinque anni in Italia ben settemila lavoratori hanno perso la vita sul posto di lavoro e, conseguentemente, settemila famiglie italiane sono state toccate dalla perdita di un congiunto, spesso unica risorsa economica per il nucleo familiare.
Il lavoro, nero. Le morti, bianche. Che Paese disgraziato è l'Italia.

Il 25 Febbraio avrei dovuto intervenire in aula per parlare dell'iniziativa Parlamento europeo pulito, ma l'intervento è saltato a causa del poco tempo a disposizione, e ho dovuto rimandare il tutto, non prima di aver protestato per il trattamento riservato.

Nel mese di Marzo mi sono occupata, insieme ai colleghi del gruppo ALDE, dell'incriminazione di Google in Italia, e di tantissime altre cose.
Ho presentato un'interrogazioni sul presunto mancato rispetto della legislazione dell'Unione europea nella costruzione dell'inceneritore in località Cà del Bue, e poi mi sono occupata della violenza sulle donne, del processo breve, del rigassificatore di Triste, degli Ogm, dei Cie, di Alitalia e del nucleare. Sul rigassificatore di Trieste ero anche intervenuta in aula, il 9 febbraio.

Il 9 Marzo sono intervenuta in aula per protestare contro il decreto salva-liste ad opera di Berlusconi e sodali con l'ambigua (ma ormai non troppo) compiacenza del Presidente della Repubblica!

Il 24 Marzo sono intervenuta in aula "armata" di maglia con slogan "No Mafia", per presentare l'iniziativa Parlamento europeo pulito (in corso), sottoposta a tutti i deputati dai cittadini italiani e affrontata soltanto da me, che notoriamente ho un'avversione per i pregiudicati e delinquenti.

domenica 11 aprile 2010

REFERENDUM CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA





La raccolta delle firme sarà un grande momento di azione politica collettiva
Depositati in Cassazione i quesiti referendari per l’acqua pubblica

Sono stati depositati stamattina presso la Corte di Cassazione di Roma i quesiti per i tre referendum che chiedono l’abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce.

La raccolta delle 500 mila firme necessarie per l’ammissione dei referendum inizierà nel fine settimana del 24-25 aprile, una data simbolo per quella che il Forum dei Movimenti per l’Acqua intende come la Liberazione dell’acqua dalle logiche di profitto.

“Se il governo crede di aver chiuso la partita dovrà ricredersi, – ha detto Marco Bersani dei Forum Movimenti per l’Acqua durante l’affollata conferenza stampa – la coalizione che appoggia i referendum è la più ampia aggregazione formale di movimenti, associazioni laiche e cattoliche, forze politiche e sindacali che si sia mai riunita intorno a un tema simile. Queste forze ci porteranno a raccogliere le firme, approvare i referendum e votare tre sì per l’acqua pubblica”.

Presenti alla conferenza stampa anche Padre Alex Zanotelli e tre dei costituzionalisti che hanno redatto i quesiti referendari : Stefano Rodotà, Gianni Ferrara e Alberto Lucarelli.

“Il mezzo referendario – ha sottolineato Rodotà – è lo strumento per rimettere in moto la politica in questo periodo di grande disaffezione, la raccolta delle firme sarà un grande momento di azione politica collettiva”.

Secondo Alex Zanotelli chi pagherebbe di più dalla privatizzazione dell’acqua sarebbero i poveri, “la nostra vittoria servirà non solo nel panorama italiano ma darà anche una scossa all’Unione Europea. Se Parigi ha ripubblicizzato l’acqua, se nelle Costituzioni di Bolivia e Uruguay l’acqua è definito bene comune non mercificabile, possiamo farcela anche noi”.

A chi chiedeva una risposta al Ministro Ronchi che più volte, anche in questi giorni, ha screditato i promotori dei referendum accusandoli di veicolare messaggi menzogneri sulla sua legge, Marco Bersani ha risposto con una sfida al Ministro : “Scelga lui il luogo e l’ora, noi siamo disponibili ad un confronto, dati alla mano, sugli effetti della suo decreto e dell’apertura ai privati della gestione dell’acqua nel nostro paese”.