martedì 16 marzo 2010

N'DRANGHETA A LECCO?


Dal sito www.quileccolibera.net

Tutte le persone coinvolte e/o citate a vario titolo, anche se condannate nei primi gradi di giudizio, sono da ritenere innocenti fino a sentenza definitiva.

Danny Esposito è il collaboratore di giustizia chiave dell’inchiesta Oversize. Tra i molteplici episodi che racconta ai magistrati, si sofferma a descrivere, con “precisione e piena attendibilità”, un fatto specifico: cioè quando i cugini Trovato, Giacomo ed Emiliano (figlio del boss Franco), concludono un rifornimento di cocaina nell’estate del 2003. Il fornitore si chiama Paolo Schillaci, detto “Paolo il siciliano” per le sue origini agrigentine, alleato con un latitante sudamericano amico di Franco Trovato. La procedura standard è questa: Schillaci procaccia il carico e lo porta agli acquirenti lecchesi, Giacomo si occupa del lavoro materiale mentre Emiliano conta il denaro e “sovrintende”.

Come detto, siamo nell’estate del 2003, Paolo Schillaci ha appena fornito ai due Trovato ben cinque chili di partita di cocaina, quantità ridotta a causa di un arresto imprevisto al confine spagnolo. Il collaboratore Esposito racconta d’aver comunque partecipato ad intense trattative per la successiva fornitura: si stima gravitasse intorno ai 25/50 chili.

Esposito, che parla di Giacomo Trovato come del “fratello che non ho mai avuto”, in occasione dell’affare dei cinque chili, incontra Schillaci tre volte. La prima è sul Lungolago di Lecco per il pagamento della partita. La seconda, e qui comincia a farsi interessante, è – parole testuali della sentenza Oversize – “in occasione del ritiro da parte dello stesso fornitore della Mercedes C SportCoupè a saldo di un chilo di cocaina, autovettura messa a disposizione da Paolo Scola (che aveva degli accordi di cogestione con Giacomo [Trovato, nda], nell’ambito della sua attività di vendita di autovetture)”. Il ritiro sarebbe avvenuto “presso i magazzini di Scola”, a Pescarenico. Al primo incontro, in occasione del quale Esposito sostiene d’aver visto il contatto agrigentino della cosca, Paolo Schillaci viene pagato da Giacomo Trovato. Dove? Presso il Bar Smile di via Torri Tarelli a Lecco. Attenzione però: “si trattava del saldo relativo ai residui quattro chili. Il primo chilo era stato infatti pagato con la macchina”. Quella stessa macchina “messa a disposizione” da Paolo Scola. Ricapitolando: il mafioso siciliano porta con sé cinque chili di cocaina da vendere a sua volta ai cugini Giacomo ed Emiliano Trovato; questi però pagano in contanti soltanto quattro dei cinque chili componenti il carico. E l’ultimo chilo come l’hanno pagato? Stando alla sentenza di primo grado Oversize, attraverso l’auto “messa a disposizione da Paolo Scola”.

La sentenza Oversize riporta ancora passaggi determinanti: “durante il controesame della difesa, Schillaci ha precisato come la consegna dell’autovettura al detto imputato fosse avvenuta in Pescarenico, ove per l’appunto si trovava il capannone nel quale la concessionaria Scola teneva in deposito le auto”. Paolo Schillaci si fa accompagnare a ritirare l’auto sportiva da un uomo, un calabrese, a cui fa intestare il veicolo della casa tedesca. Un certo Fiumanò, secondo i giudici ancora latitante, che nel luglio 2003 diventa quindi proprietario della Mercedes. Faccenda curiosa: a metà del 2002, Paolo Scola – tramite la sua “Scola Paolo Srl”, ora formalmente cancellata, con “ufficio e deposito” proprio in via Plava a Lecco – acquista l’auto tedesca, nuova, di colore blu al prezzo di 29.600€ dalla concessionaria di Borgo D’Ale che a sua volta l’aveva importata dalla Germania. Nel luglio 2003 ecco il passaggio a Fiumanò per il prezzo di 25.000€ (la sentenza non ha dubbi: “valore compatibile con quello di un chilo di cocaina”). Pagamento, quello di Fiumanò a Paolo Scola, che però “non risulta tuttavia in alcun modo documentato [...] nemmeno, sempre stando a quanto riferito dal detto testimone (Vincenzo Pasquale, nda) con un’annotazione stampigliata sulla fattura di vendita, come di regola accade nella prassi commerciale”. Quindi l’auto passa al guardaspalle di Schillaci (Fiumanò) senza che vi sia alcuna traccia dell’operazione. Nemmeno un’annotazione da parte del venditore (Paolo Scola).

Un regalo oneroso? Un gesto brillante? Secondo la sentenza no: sarebbe stata una contropartita. Il Tribunale ha interpellato nel febbraio ‘09 proprio Paolo Scola. Casualità ha voluto che si sia avvalso della facoltà di non rispondere. Esistono però “rapporti stretti” tra Paolo Scola e Giacomo Trovato (definito “socio di fatto” in certi affari di Scola). Rapporti documentati da “risultati delle intercettazioni telefoniche su un’utenza in suo al medesimo imputato (Giacomo Trovato, nda)”, spiega la sentenza. Il 30 ottobre del 2004 è “papà Mario” (Mario Trovato, fratello del boss Franco Trovato) ad informarsi con il figlio Giacomo dello stesso Paolo Scola. Poi ancora il 12 novembre ‘04: (indicati con “M” Mario Trovato e con “G” Giacomo Trovato): M: “A Paolo non l’hai visto a Paolo?”, G: “…è pieno”, M: “Di macchine? Sempre di importazione?”, G: “Sì, Mò che si prende…”, M: “Non le puoi targare per che cosa?”, G: “E non le puoi targare… macchina…”, M: “E perché non la puoi targare?”, G: “Eh, perché… è un casino con queste macchine…”. I giudici non hanno dubbi: quel “Paolo” è certamente Paolo Scola. E poi ancora il 7 e il 28 febbraio 2005, quando Mario Trovato e Paolo Scola parlano direttamente al telefono. Mario Trovato è in carcere, Paolo Scola è gradito ospite a casa del figlio.

Chi è Paolo Scola? Paolo Giovanni Scola, stando a recenti visure camerali, è nato nel maggio 1968 a Lecco. La sua “Scola Paolo Srl”, quella di cui parla la sentenza Oversize, si trovava effettivamente a Pescarenico, esattamente in via Plava 5. Non era l’unico socio: vi faceva parte anche la signora Elena Rota, coetanea di Scola, seppur con una quota inferiore. Il caso vuole che entrambi, Scola e Rota, abitino ad Abbadia, tutti e due in via Nazionale e tutti e due allo stesso civico. E’ bene ricordare che Elena Rota e Paolo Scola non sono mai stati indagati, imputati o condannati all’interno del processo di mafia Oversize. Il secondo risulta “soltanto” nominato, qualche volta anche severamente. Ora, secondo le più recenti visure camerali, la “Scola Paolo Srl” – nata nel 2002 – risulta “cancellata” (nell’aprile del ‘08). Al suo posto, inteso in via Plava, s’è insediata la “Elite Car Srl”, riservata ad una clientela di un certo calibro come lo stesso nome sottolinea; tra i soci e/o titolari di quote Paolo Scola non compare più, è rimasta soltanto Elena Rota. Quest’ultima, in passato, già socia della “Tellina Srl” (costruzione, ristrutturazione, gestione e locazione di beni immobili, nonché costruzione di strade e opere edilizie in genere) di via Filzi a Lecco, proprietaria – con lo stesso Paolo Scola – della “Belsal Srl” (commercio all’ingrosso ed import-export di autoveicoli) poi ceduta nell’aprile del 2008 a Salvatore Bellarosa e quindi trasferita a Milano, proprietaria – sempre con Paolo Scola – e poi amministratore unico della “Immobiliare Claudia Srl” – formalmente “cancellata” perché trasferita a Milano – con sede legale, fino al novembre del ‘08, indovinate un po’, in via Plava a Pescarenico.

Duccio Facchini

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